“I vostri figli non sono figli vostri, sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
la vita procede e non s'attarda sul passato.

Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Fatevi tendere con gioia dall mano dell’Arciere,

poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.”



Kahlil Gibran

martedì 6 maggio 2014

Udine, 05 Maggio 2014





















Chris,

quando ti ho conosciuto, ti ho ascoltato parlare e ti ho guardato negli occhi mi sei entrato dentro come piombo fuso, le tue parole sono scivolate giù, dentro di me, lente e pesanti e si sono depositate nel cuore. 
Solo da mamma io ti posso parlare perché sono solo una mamma ma ciò che ho ascoltato dalla tua voce e dal tuo cuore ha aperto una nuova ferita, un nuovo dolore e te ne sono immensamente grata. 
Mi hai insegnato e mi stai insegnando tanto, grazie a te, ai tuoi racconti, mi sento ancora più determinata perché tanta sofferenza possa essere evitata. Sono sempre stata in prima linea a portare alta la bandiera dei figli, di qualsiasi figlio, che sia io, che siano i mei ma comunque solo e sempre figli. Uno stendardo che si porta con orgoglio perché esso significa vita! 
Alla mattina guardarsi nello specchio e vedere qualcosa che non piace e non perché l’immagine riflessa è il rimpianto per scelte sbagliate fatte nella vita, per ciò che significano gli errori della vita ma perché quello specchio che altro non è che un vetro cieco non è in grado di proiettare né l’anima né la persona né il senso della vita.
Esso riflette solo ciò che gli appare e non ciò che è, non rispecchia ciò che è sommerso e doloroso, non rispecchia la voglia di vivere con gioia ed impegno in ciò che è sommerso. 
Cosa sia la discriminazione, la cattiveria, l’ignoranza, l’odio ridicolo e senza fondamento lo sto vivendo sulla mia pelle e nel mio casalingo quotidiano. Una volta, tanti anni fa ero la quattr’occhi della scuola, la riccioluta dai capelli ribelli e fuori dal comune. Oggi sono invece una vergogna. Sono una madre che cresce nella maleducazione il proprio figlio permettendogli di essere omosessuale e di amare chi ama. Sono imbarazzante ed ingombrante. 
Ho provato cosa significhi sentire il proprio stomaco stretto in un pugno, l’affanno che provoca e lo smarrimento e, nel mio caso, l’incredulità. 
E anche per questa inattesa esperienza ringrazio chi mi ha fatto provare questa sensazione di soffocamento, perché parlare per parlare è una cosa mentre provarla e subirla è un’altra. 
Grazie a chi sa per avermi arricchito ancora di più! 
Rubo a Primo Levi queste due parole “ sommersi e salvati”. 
Sommersi coloro che guardando lo specchio cieco sono costretti a vedere riflesso un non essere sé stessi. 
Sommersi coloro che vivono il loro essere sé stessi in un abisso. 
Salvati coloro che come me hanno potuto aprire gli occhi grazie a Chris e alle persone come Chris. 
Noi genitori, noi tutti che abbiamo la fortuna di avere dei figli, poggiamo il nostro essere “chi siamo”  su un terreno dove affondano le nostre radici. Radici che si nutrono di insegnamenti, di regole, di tabù, di credenze, di storie del passato. Capita però che a volte il terreno sotto il quale noi poggiamo le nostre radici frani e noi ci si ritrovi fragili e senza più né appigli né certezze. Il terreno frana perché non ci sono risposte a quesiti mai considerati prima. 
Le radici affondano giù, nel passato, si sa, ma gli anni volano nell’oggi verso un futuro inconcepibile nella profondità delle radici. 
Grazie Chris, grazie tutti, che giorno dopo giorno mi permettete di vivere nonostante le mie radici non affondino in un terreno stabile ma si espandono libere. 
Mi sono sempre considerata “forte” perché ho sempre saputo e voluto andare contro corrente affermando, sempre e comunque, il mio IO SONO. Ma tu, Chris, mi hai insegnato tanto permettendomi di affondare nei tuoi occhi. 
Ci sono persone che “portano la croce”  fin dal momento in cui incontrano il proprio sé riflesso in uno specchio cieco. Noi genitori non dobbiamo essere madonne prostrate e piangenti ai piedi di una croce. Io non la sono! 
Ci sono troppi giudici pronti a giudicare, a determinare, a condannare alla felicità o alla morte. Io non sono fra questi! 
Io credo nella dignità di ogni persona poiché ogni persona ha un cuore, ha sentimenti, ha amore. 
Ho abbracciato AGEDO non solo perché ho due figli splendidi uno dei quali omosessuale. 
Ho abbracciato AGEDO perché credo nei figli, perché i figli sanno donare il senso alla vita, perché i figli sono tutto, i figli sono figli! 
I figli hanno il loro cammino da intraprendere, le sofferenze da affrontare, il dolore da inghiottire. I figli sono il senso della vita, mi ripeto, i figli sono lucciole nella notte che illuminano e rallegrano e incitano al futuro. Senza di loro la vita sarebbe buia. Senza la serenità, la felicità, la completezza dei nostri figli dove va a finire il nostro ruolo di genitori? 
Sono accanto col cuore e col pensiero e con la mia instancabile presenza a qualsiasi figlio poiché ogni figlio è unico e nella sua unicità è infinito. 
Il sorriso di un figlio, la battuta di un figlio, la frecciatina di un figlio, la critica di un figlio non è altro che orgoglio per il cuore di un genitore. 
Mamma AGEDO c’è, mamma AGEDO ci sarà sempre, mamma AGEDO non potrà mai mancare di esserci.

Un bacio. 

Mamma Agedo 

domenica 20 aprile 2014

EDUCAZIONE E FAMIGLIA

L'altra sera parlavo con giovani dell'età dei miei figli o di poco più giovani e ho scoperto che quella che per me è sempre stata un'ipotesi è purtroppo realtà.
Dietro le porte di casa, dietro le finestre dove vivono famiglie magari si gioca, si scherza, si parla ma, ahimè, non si fa educazione sessuale, non si parla davvero. Ah, quante "sorprese" ci si eviterebbe se non si delegasse alla scuola, alle compagnie, agli anni che passano, alle esperienze l'educazione sessuale dei nostri figli!
Un figlio non è il semplice incontro tra un uomo e una donna o il "semplice" incontro tra uno spermatozoo e un ovulo, un figlio non è la conseguenza di...
Un figlio, fagottino di carne, miracolo della natura, roseo, perfetto, minuscolo eppure grande! Due manine, due piedini, due occhietti, due orecchiette, un nasino, una boccuccia e tanta, tanta voce che dice , da subito, IO SONO!
Un figlio, un libro intonso, fatto di pagine bianche tutte da scrivere. Lui non lo può scrivere, è ancora piccino ma noi sì, a noi che siamo i suoi genitori, che l'abbiamo messo al mondo perché voluto, desiderato, già amato, spetta il compito di cominciare a scrivere su quel libro nuovo, su quelle prime pagine bianche, il prologo di quella che sarà una vita, spetta anche a noi essere poi personaggi di quel romanzo che sarà una vita.
Da dove vengono i nostri figli? Arrivano dall'incontro di uno spermatozoo con un ovulo. La fantasia non manca a nessuno poiché ognuno di noi ne è dotato.
Proprio da questo magico incontro arrivano loro, quei fiocchi rosa, azzurri, rainbow che allietano la nostra vita e sono lo scopo per vivere.
E' compito assoluto di ogni genitore raccontare al proprio figlio da dove è arrivato, perché quel magico incontro è il suo IO SONO, perché da lì ha avuto inizio ogni sensazione.
Forse io sono stata fortunata, Mia mamma mi spiegò ogni cosa come fece mia nonna con lei. Mi spiegò che non sempre accade il magico incontro, mi spiegò che al mondo di sono persone che pur desiderandolo con tutto il cuore non riescono a fare in modo che avvenga il magico incontro. Mi spiegò che l'amore non è a senso unico, che l'amore può essere difficile. Sì, forse io sono stata davvero fortunata! Eppure, ora che ci penso, non c'era in classe con me nessun compagno cui i genitori non avessero spiegato le cose, non c'era ragazzino cui i genitori non avessero spiegato "come fare attenzione a non mettere incinta" e ragazze che non sapessero il rischio che si corre.
Quella volta non si parlava di malattie sessualmente trasmissibili, nemmeno ci si pensava. Si sapeva dalla storia che famosi personaggi morirono per certe malattie, ma non ci si pensava poiché tale rischio non era ancora arrivato a bussare alle nostre porte.
Crescere un figlio è la cosa più bella della vita, è ciò che ci rende vivi, responsabili e fieri. 
Ammetto di essere stata molto fortunata ad avere una mamma e dei nonni materni di ampissime vedute, ammetto di essere diventata mamma per due volte giovanissima, entro i 25 anni, ma crescere i propri figli è davvero la cosa più bella della vita.
I figli ti fanno riscoprire cose che "solo perché sei diventato grande" non è più tempo di apprezzare. I figli ti fanno domande, magari mentre ti stai cimentando in una elaborata ricetta di cucina, alle quali non si può non rispondere volando insieme a loro nel mondo che c'è e che esiste davvero a prescindere, lasciando che tutto si bruci nella pentola sul fuoco ma...scrivere una pagina di quel libro dalle pagine bianche è più importante. Ogni domanda ha la sua età e ogni risposta deve essere data in base alla domanda. Risposte semplici, ma soprattutto VERE, poiché le domande vengono poste con ingenuità ed intelligenza e intelligenti e semplici devono essere le risposte. E' facile!!
Gli occhi dei nostri figli, sempre, ci devono aprire un  mondo, che abbiano 5 anni,, oppure 10, oppure 30 loro hanno sempre bisogno di noi. E per noi è bello e gratificante esserci e affondare in quegli occhi, venire assorbiti da quelle iridi, da quelle espressioni, da quegli occhi che fin dal primo giorno sono stati la nostra gioia.
Non ricordo che numero sia il comandamento che cita "non commettere atti impuri". Cosa sono gli atti impuri? Me lo chiedevano i miei bimbi. Me lo chiedevo anch'io quando ero bimba. E' forse un atto impuro amare? E' forse un atto impuro fare sesso? Io non ho mai saputo rispondere né rispondermi. Che grave mancanza!
Ricordo che ero incinta del mio secondo figlio, un pancione che metà basta, e mia figlia tornò a casa dall'asilo (a quell'epoca nel paese in cui vivevo c'era solo l'asilo delle suore) e mi disse "la suora ha detto che per avere un bambino bisogna essere sposati". La presi in braccio, anzi, in punta di ginocchia visto il pancione, e le dissi semplicemente che la suora si era sbagliata alla grande. Mia figlia sapeva che mamma e papà non erano sposati ma sapeva che i suoi genitori si amavano moltissimo ed era per questo che a lei stava per arrivare il fratellino. 
I miei figli sono cresciuti scevri da pregiudizi e di questo ringrazio sempre mia mamma (classe 1935) e i miei nonni materni (classi 1902-1908) che mi hanno permesso grazie alle loro parole e alla letteratura che mi consigliavano, di conoscere l'amore sotto ogni sua forma. 
La differenza assurda che fin da piccola ho percepito nella mia famiglia mi ha aiutata ad osservare le persone. Da parte materna vigeva la totale apertura mentale, il nonno amante dei piaceri della vita e la nonna insegnante; da parte paterna la nonna bigotta e il nonno generale fascista che non ho mai conosciuto. Due mondi differenti, quasi due pianeti estranei l'uno all'altro, eppure popolati da persone simili.
E' compito di noi genitori aprire occhi, mente e orecchie, prendere la scopa per spazzare via ogni pregiudizio.I nostri figli vivono nella loro era, non nella nostra. I nostri figli non sono noi e noi non siamo per loro quello che non siamo stati quando avevamo la loro età. Con i nostri figli bisogna essere noi stessi e basta. Senza tabù perché il mondo va avanti mentre i tabù restano immobili.
Diamo ai nostri figli i mezzi per volare nella libertà delle loro menti. Diamo loro filo e saranno aquiloni e noi spettatori felici e orgogliosi.

sabato 19 aprile 2014

L'AUTODETERMINAZIONE E' UN DIRITTO

Oggi in Italia se sei transessuale e vuoi dei documenti che ti rappresentino devi chiederli a un giudice. Oggi in Italia se vuoi chiedere i documenti a un giudice devi prima essere chirurgicamente sterile, ma per affrontare qualsiasi intervento genitale devi farti prima autorizzare da un giudice.

Oggi in Italia se nasci con i genitali atipici qualcuno vorrà modellarli per ridurli ad uno dei due sessi senza domandarsi se da grande ti sentirai uomo o donna.

Abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione, tramite una raccolta firme ed un blog informativo, in favore del disegno di legge 405 che determinerebbe un importante passo verso l'autodeterminazione e la tutela dei diritti delle persone transessuali, transgender ed intersessuali.

Nessuno sarebbe più chiamato a giudicarci, il cambio di sesso e nome seguirebbero semplici e rapide procedure amministrative.

La chirurgia di cambio del cambio di sesso non sarebbe più considerata mutilazione, non servirebbe la pronuncia di giudici per autorizzare i medici a procedere.

Il cambio anagrafico verrebbe richiesto quando la persona interessata lo richiede, non quando lo concede il giudice.

Sarebbe vietato qualsiasi intervento chirurgico di riattribuzione forzata del sesso, sui bambini nati con genitali atipici (intersessuali).

Il matrimonio non sarebbe più sciolto automaticamente quando un coniuge cambia sesso, ma solo se la coppia decide di separarsi.

L'Italia è al primo posto in Europa per omicidi di persone transessuali. Il percorso di transizione costa migliaia di euro. Per il cambio anagrafico ci voglio anni, anni segnati da licenziamenti, mobbing, continui outing, esclusione dalla vita sociale, politica e lavorativa.

E' ORA DI DIRE BASTA!  Sottoscrivi la petizione 

http://disegnodilegge405.blogspot.it               disegnodilegge405@gmail.com

lunedì 31 marzo 2014

POLIS APERTA


Storia

Polis Aperta è l'unica associazione italiana di persone omosessuali e transessuali che lavorano nelle forze dell'ordine e nelle forze armate. E' un'associazione culturale onlus nata da un gruppo di persone che si erano conosciute e che, condividendo il fatto di essere omosessuali in divisa, iniziarono a tenersi in contatto e far crescere il gruppo.
A un certo punto alcuni di loro, nel 2004 , si trovano a vivere un'esperienza straordinaria, cioè fuori da quello che si sarebbero aspettati: grazie a un contatto di un giornalista, Giulio Russo, che aveva scritto un libro di storie gay in divisa, l'unico in Italia, hanno l'occasione di andare ad Amsterdam al primo congresso europeo dell'EGPA (european gay police association) una rete europea di associazioni di polizia lgbt (sigla che sta appunto per lesbiche gay bisessuali e transessuali) la maggior parte delle quali nate all'interno dei corpi di polizia dei vari paesi (Inghilterra, Irlanda,, Olanda, Belgio, Svezia, Germania, Austria, Svizzera).
L'EGPA ha un consiglio direttivo composto da uno o due rappresentanti di ogni paese e un presidente, il quale allora spinse il gruppo di italiani a formare un'associazione anche in Italia, nonostante non fossero visibili e fossero sparsi in diversi corpi di polizia che è una peculiarità delle forze di polizia italiane.
Polis Aperta è nata quindi su pressione dell'Europa, e non all'interno del movimento lgbt italiano, né all'interno delle istituzioni di polizia e i primi anni sono stati vissuti con non poche titubanze ma col tempo si è guadagnata più sicurezza, alcune persone sono uscite allo scoperto dando visibilità all'associazione che ha iniziato a crescere.
Polis Aperta fa parte del consiglio direttivo dell'EGPA con due rappresentanti e partecipa regolarmente alle riunioni che si organizzano a turno nelle sedi di polizia di vari paesi, siamo stati ospiti della Metropolitan Police inglese a Londra, della polizia austriaca a Vienna, della polizia belga a Bruxelles, della polizia spagnola, della polizia Irlandese a Dublino che ha ospitato l'ultimo congresso europeo a giugno 2012 dove saremo ricevuti dal Presidente della Repubblica Irlandese Mr. Higgins.
Anche in Italia si è tenuto un incontro nel 2010 a Roma in una sede non istituzionale con un grande aiuto da parte di Arcigay, ma alla sui conferenza stampa ha partecipato il dott. Calabria quale responsabile dell'Oscad (Osservatorio contro i crimini discriminatori di polizia di stato e carabinieri, creato dal capo di polizia Manganelli, purtroppo recentemente scomparso). Visto l'ottimo rapporto costruito  in questi ultimi tre anni tra Polis Aperta e Oscad e la partecipazione congiunta ad alcuni eventi europei (seminario in Montenegro sulla formazione su tematiche lgbt rivolta alla polizia organizzato dal Consiglio d'Europa; convegno internazionale IDAHO - giornata internazionale contro l'omofobia - organizzato all'Aja dal Governo Olandese), ci è stata comunque offerta ultimamente l'opportunità di organizzare una prossima riunione presso una sede istituzionale della polizia a Roma, opportunità che vorremmo sfruttare nel 2014.
Non abbiamo una sede per Polis Aperta, se non virtuale sul nostro sito internet che cerchiamo di tenere costantemente aggiornato grazie alla buona volontà di un nostro socio, non in divisa, perché Polis è aperta appunto anche a civili che possano dare un contributo (se non fosse stato per Giulio Russo il giornalista prima nominato, non saremmo mai nati). Quindi abbiamo sempre un grande debito verso la società civile. Comunichiamo invece tra soci grazie alle mail e sistemi tipo social network (abbiamo una pagina pubblica su FB ma anche un gruppo riservato agli iscritti).

Ma a cosa serve e a chi serve un'associazione come Polis Aperta?

Durante le prime uscite sui mass-media ci è stata mossa la critica che siccome ci presentavamo sui giornali o in TV raccontando esperienze serene di coming out, non c'era bisogno di un'associazione come la nostra.
Vorrei precisare che la nostra associazione non è primariamente un gruppo di auto-aiuto per persone in difficoltà, né tantomento è nata allo scopo di esibire vittime in televisione, ci auguriamo anzi che non ce ne siano (quando ce ne sono cerchiamo di aiutarle mettendole in rete con associazioni più grandi che possono per esempio offrire servizi di assistenza legale).
L'imprinting europeo che ha caratterizzato la nostra nascita è quello della visibilità positiva per rompere il pregiudizio attraverso il valore della nostra diversità e non il vittimismo e per promuovere buone prassi nel campo del contrasto ai crimini trans-omofobici:
- Fornire supporto alle persone lgbt in servizio alle FF.AA. e FF.OO. attraverso esempi di coming out positivi nell'ambiente di lavoro che funzionino da modello.
-Agire sulla società mostrandoci come persone omosessuali in divisa per scuotere determinati stereotipi.
- Sfruttare la nostra professionalità per contribuire alla lotta contro i crimini trans-omofobici.
Questo non vuol dire che per far parte di Polis Aperta occorra essere per forza visibili (ogni persona ha la propria storia personale, vive in un ambiente peculiare e di conseguenza i tempi del coming out sono molto personali e non vanno mai giudicati), ma sono tanti i contributi che possono e devono essere dati anche dietro alle quinte, ognuno viene quindi rispettato nel proprio percorso e valorizzato per quel che può dare. Anche se iol nostro scopo di base rimane quello di trasformare la società in modo da abbattere i pregiudizi che ancora condizionano tanti omosessuali a rimanere nascosti.
La principale sfida da affrontare in tema di trans-omofobia secondo le ricerche dell'ILGA e la nostra esperienza in campo europeo è l'emersione del sommerso per quanto riguarda i crimini trans-omofobici. Nella maggioranza dei casi cioè la vittima non denuncia il reato o i reati subiti per svariate motivazioni:
1) paura della reazione negativa della polizia;
2) Paura che il proprio orientamento sia rivelato in pubblico e/o ai familiari (outing);
3) Assenza di una legislazione che riconosca il movente del crimine come odio specifico verso l'orientamento
    omosessuale e l'identità di genere.
Per modificare i punti 1) e 2) e incrementare il lavoro di raccolta, bisogna far aumentare in maniera esponenziale la fiducia delle persone lgbt negli operatori della sicurezza, sia pubblicizzando un interesse e una volontà di presa in carico da parte della polizia dei crimini trans-omofobici, sia agendo sui pregiudizi e la mancanza di familiarità di questi ultimi verso il mondo lgbt e sensibilizzandoli.
Per modificare il punto 3) è fondamentale far emergere i reati sommersi, raccogliere e sistematizzare i dati, fare dei report dei quadri esistenti  nel paese.
Per raggiungere gli obiettivi sopra descritti validi strumenti da utilizzare possono essere.
l'istituzione di campagne di sensibilizzazione ad hoc avviate dalle Forze di Polizia per sporgere denuncia; la creazione di un numero telefonico a cui potersi rivolgere; la presenza di ufficiali e agenti di collegamento tra le Forze dell'ordine e la popolazione lgbt.
Questi appena citati sono metodi già positivamente sperimentati in diverse realtà europee quali l'Olanda, l'Inghilterra, la Spagna, etc. Sono efficaci se messe in atto a livello locale attraverso una stretta collaborazione tra la polizia della città/quartiere/zona e le attività delle associazioni presenti su quello specifico territorio.
Parallelamente bisogna però appunto avviare un progetto di formazione del personale di Polizia in modo che lo stesso sia adeguatamente preparato per fronteggiare le situazioni che si troverà davanti. E' importante l'acquisizione di diverse conoscenze per affrontare e risolvere positivamente i casi legati ai crimini d'odio.
Appare quindi molto chiaro che gli elementi di sfiducia delle vittime verso le istituzioni, il disinteresse/pregiudizio di queste ultime, il vuoto legislativo sono tra loro negati in un circolo negativo che rafforza il sommerso sempre di più. Solo un'azione contraria che avvii un cambiamento su ognuno di questi tre elementi potrà invece iniziare a creare un circolo virtuoso  verso l'emersione di un quadro più realistico dei crimini e la conseguente attuazione di misure volte al contrasto e alla prevenzione degli stessi.
Sicuramente, alla luce di quest'ultima considerazione, un provvedimento normativo che possa aiutare i preposti nel perseguimento delle fattispecie criminogene in parola sarebbe auspicabile e di valido ausilio, ma, essendo che al momento tale strumento non c'è, attuando i suggerimenti di cui sopra che, si ribadisce, sono mutuati da collaudate esperienze delle varie Polizie europee, si potrebbe iniziare ad affrontare il problema dell'omofobia, anche a livello sperimentale, a partire da una collaborazione alla base nelle diverse città/quartieri/comunità italiane, tra le associazioni e le forse di polizia, permettendo alle persone lgbt e alla società tutta di iniziare a vivere in maniera più serena la propria quotidianità ( per esempio seguendo la buona prassi del "Third party": un soggetto terzo, ad es. un'associazione lgbt o una ONG, che svolga il ruolo di mediatore tra vittima e polizia, cioè a cui si può rivolgere la vittima in prima istanza per essere poi accompagnata  a sporgere querela presso personale della polizia sensibile e preparato ad affrontare la tematica).
Da parte di Polis Aperta è stato creato per esempio un vademecum, scaricabile sul nostro sito, che indica alle persone lgbt cosa fare in caso di aggressione e come sporgere querela. Lo scopo è, nonostante il vuoto legislativo specifico, di tutelare per quanto possibile tali persone, di accrescere la loro fiducia nelle FF:OO: e d'incoraggiare comunque l'emersione di crimini trans-omofobici avvalendosi al momento dei reati generici previsti dal nostro Codice Penale. Questo obiettivo viene perseguito anche attraverso l'impegno dei soci appartenenti alle forze di polizia in incontri e dialoghi con la popolazione lgbt presso vari circoli culturali.
Per quanto riguarda la formazione, in collaborazione con la rete europea EGPA e la University College Dublin, è stato messo a punto un pacchetto formativo indirizzato alle forze di polizia relativo a tecniche operative con persone lgbt. In particolare vengono presi in considerazione alcuni scenari, dalla questione transgender ai pride , dalle zone di incontro (aree di cruising) al bullismo omofobico, dai reati d'odio contro le persone lgbt ai crimini generici in cui ci possano essere questioni di privacy da tutelare, ecc. Ogni scenario è introdotto da casi concreti di polizia da risolvere a cui segue una parte teorica. Lo scopo di questo pacchetto è che venga tradotto e adattato dalle diverse forze di polizia dei vari paesi alla loro realtà culturale e operativa. Tale operazione è stata fatta al momento da Polis Aperta in Italia, in particolare costruendo un corso per il Corpo di Polizia Municipale di Bologna che è stato svolto in via sperimentale attraverso due giornate formative che hanno coinvolto 20 agenti e 17 ispettori tra novembre 2012 e gennaio 2013. Il riscontro è stato positivo e la volontà è di estendere il corso a tutto il Corpo  e ad altre polizie locali; questa buona prassi è stata illustrata a un seminario per le polizie dell'est Europa organizzato dal Consiglio d'Europa in Montenegro e anche l'Oscad sta pensando di utilizzarne una parte per la formazione della polizia di stato. In base all'esperienza internazionale (USA) e alla nostra,che affinché questi training siano efficaci, è fondamentale che vengano tenuti da personale di polizia lgbt, come nel caso di Bologna, cioè da docenti che riuniscano in  sé la conoscenza e l'esperienza diretta del lavoro di polizia e dello stigma sociale che si subisce in quanto persona lgbt. Inoltre, il fatto di portare una divisa, anche durante il corso, è fondamentale per avere la fiducia e l'attenzione dei colleghi partecipanti, la cui idea di base, per scarsa conoscenza e per difesa verso una tematica  nuova che può incutere timori o imbarazzi, è che non ci sia necessità di formazione e che sia sufficiente trattare tutti allo stesso modo.
Risulta però ancora molto difficile individuare in polizia di stato e nei carabinieri colleghi che siano del tutto aperti e sereni rispetto al loro orientamento sessuale.
Il punto più critico di Polis Aperta è infatti sia il numero esiguo di iscritti, sia che tra questi pochi solo una minoranza è visibile e per lo più appartenente solo alla polizia locale e guardia di finanza. Da parte nostra c'è quindi la necessità di fare un grande sforzo e di trovare delle strategie per accrescere il numero di persone in divisa che sì impegnino con Polis Aperta e di conseguenza nei loro ambienti di lavoro coi loro superiori per attuare le buone prassi che colleghi dei paesi europei più avanzati ci stanno suggerendo.


mercoledì 26 marzo 2014

OMOFOBIA

Noi diventiamo grandi e crescendo ci lasciamo indietro episodi tristi, momenti difficili che quando eravamo bambini o adolescenti abbiamo affrontato da soli. Poi siamo diventati forti, "normali", adulti e il ricordo di quei momenti o periodi ci hanno abbandonato.
I bambini, gli adolescenti, i compagni di scuola hanno il dono di vedere prima che noi stessi ce ne rendiamo conto il nostro disagio oppure quello che per noi sarà un disagio perché ce lo avranno inventato loro. 
Quando, bambina, l'oculista mi disse che avrei dovuto mettere gli occhiali fu per me un dramma. Addirittura, ricordo, pensai "Ecco! Non mi sposerò mai!"
Ma non furono gli occhiali a crearmi disagio bensì i miei compagni che presero a chiamarmi Quattr'occhi.
Questa è una banalità, lo so benissimo, infatti crescendo il mio disagio è svanito e poi dimenticato.
Dimenticato fino al giorno in cui mio figlio mi disse di essere omosessuale.
Venerdì 21 marzo a Pordenone Atap spa + Arcigay con Vladimir Luxuria  hanno dedicato alla lotta contro l'omofobia "LA LIBERTA' DI AMARE VIAGGIA CON NOI" contro il bullismo omofobico.
Ero commossa!
Sono stati tanti gli episodi tristi e duri raccontati da Giacomo Deperu, presidente Arcigay. Una sua frase mi è rimasta scolpita nel cuore. Parlava di sè, di quando ragazzino prendeva la corriera per andare a scuola "...loro mi chiamavano frocio, sapevano che ero frocio prima ancora che lo sapessi io...".
La splendida Vladimir ha raccontato un suo tristissimo episodio di gioventù, ai tempi di scuola, ai tempi di corriera.
Poi il presidente dell'Atap (società di trasporti di Pordenone), Mauro Vagaggini, ha spiegato come la sua azienda intenda promuovere iniziative per contrastare il bullismo, qualsiasi tipo di bullismo, anche omofobico. Le iniziative comprendono la videosorveglianza estesa anche alla rete extraurbana e la formazione degli autisti e del personale. Ha nominato le linee in cui si verificano maggiormente aggressività di gruppo e questo elenco comprende anche la linea che prendeva mio figlio...
Dico un grazie immenso a Mauro Vagaggini!
Uscire di casa ogni mattina con la consapevolezza che la prima cosa che si dovrà fare sarà entrare in uno spazio ristretto e chiuso, senza vie di uscita, dove per colazione vengono serviti scherno e umiliazioni deve essere atroce. Ma fino a quando i nostri figli non ce ne parlano noi forse non riusciamo nemmeno ad immaginarlo. 
Sapere e sperare che sui mezzi ci sia personale formato alla sensibilità e ad evitare sofferenza e umiliazioni è già un sollievo. Una notizia che mi ha davvero rincuorata.
Non è che un passo, ce ne sono ancora molti da fare, ma è già qualcosa.
La cosa però davvero davvero importante è che quel nostro figlio o nostra figlia alla mattina quando esce di casa per andare a infilarsi in un autobus che lo o la porterà a scuola esca da una casa in cui la sera prima si è andati a dormire con la serenità nel cuore, dove le porte della comprensione e del rispetto siano spalancate, dove sia lecito parlare, esprimersi e farsi conoscere.
Lo dico sempre, non mi stancherò mai di ripeterlo, che nonostante in ogni famiglia ci siano problemi i figli devono sempre avere la precedenza.

Mamma AGEDO è tornata!

Eccomi qua.
La mia assenza si è protratta troppo a lungo, ne sono conscia, ma ora sono tornata.
La mamma, la donna, che ascolta è di nuovo qua.
Mi voglio scusare con tutti quanti quelli che hanno aperto e letto questo mio blog che, ahimè, ho per troppo tempo trascurato.
Il mio proposito più grande è quello di non farlo più.
A presto.